Passione

Aforismi

Vittorino Andreoli

Ad ammalarsi non può essere l’anima, è il cervello.
Alla scuola spetta il compito di inserire l’allievo dentro la storia e dentro la cultura di un borgo, di una città, di una nazione e del mondo intero.
Apprendere significa cambiare e imparare vuol dire modificare il nostro modo di comportarci.
C'è una notevole differenza tra miseria e povertà: nella miseria non si protesta mai, il miserabile infatti non rappresenta mai un pericolo per il potere, non pensa nemmeno di poter cambiare la sua situazione; il povero, invece, stende la mano, desidera soldi, fa richieste, protesta.
Dentro il nostro mondo, essere condannato significa condannarsi, e non c’è nessun altro boia, se non se stessi.
Educare vuol anche dire venire educati. Quella educativa è una relazione a due dove chi educa e chi è educato non sono distinguibili.
Il denaro condiziona la salute della mente, che dipende dalle relazioni, dagli incontri, dalle esperienze.
Il denaro gioca un ruolo importante nella mente dell’uomo.
Il denaro ha la forza per sconvolgere tutti i princìpi, forse persino quelli biologici, impressi dentro la nostra carne.
Il denaro è una delle illusioni più pericolose, perché accumularlo senza perdere la propria dignità è difficilissimo.
Il denaro, come la droga, uccide mentre promette metamorfosi da sogno.
Il denaro, come oggetto simbolico di potere, riporta al mondo della criminalità, al coltello od alla pistola tenuti sempre, come il portafoglio, in una tasca della giacca.
Il dolore fa più rumore di qualsiasi rumore.
Il matrimonio è sacro perché al suo interno ammette il mistero della vita.
Il periodo adolescenziale, in maniera particolare oggi, manca della percezione del futuro.
L'accumulo infinito di denaro, senza che mai si raggiunga una gratificazione completa, ricorda un'altra dipendenza, quella dal sesso. Chi ne è soggetto non è mai in pace.
L'etica è morta, le leggi non bastano a regolare una società, e talora vengono promulgate solo per trarre vantaggi individuali trascurando la giustizia e l’uguaglianza, che ormai non significano assolutamente nulla.
L'intelligenza non ha mai prodotto ricchezza e non ha assolutamente mai avuto la venerazione della massa che per definizione, non avendo intelligenza, non è in grado di prenderla in considerazione.
L'intelligenza non serve a vivere, anzi è una «dote» che complica tremendamente l’esistenza perché pone fuori dal coro e appare tremendamente stonata.
L'invidioso non ha un Io forte, ben strutturato, ma si appoggia sempre a un Io gregario.
L'invidioso non usa mai ciò che ha, gli manca sempre ciò che vuole.
L'ossessività è la ripetizione rituale, liturgica di gesti che, proprio perché già compiuti e conosciuti, rassicurano il soggetto sul loro esito. Non c’è insomma pericolo di sperimentare fallimento e frustrazione.
La bellezza oggi è associata al denaro perché si è decretato che non è mai naturale.
La depressione è un male di vivere talmente penetrante che il pensiero della morte diventa un balsamo, una consolazione.
La follia ha già a che fare con la morte, anche se non nella sua rappresentazione corporea, bensì in quella psicologica, la personalità, e in quella sociale, le relazioni.
La follia è sempre stata un esperimento estremo dell’esistere, talmente al limite della sua possibilità che ancora un centimetro e c’era la morte.
La nostra immaginazione sa creare terribili mostri.
La percezione della fine è dentro ciascuno di noi, è uno stigma della specie, un marchio della sua caducità.
La ricchezza copre tutto: la volgarità, la stupidità, l'ignoranza. È frutto non di doti speciali, ma di abilità che a volte accomunano il ricco e il criminale.
La rivolta è la capacità di dire di no, ma solo dopo aver valutato la richiesta e aver verificato che non è compatibile con i princìpi che costituiscono la propria coerenza, quindi il proprio modo di essere e di pensare.
La scuola dà il sapere che non è un orpello, una decorazione, ma uno strumento per vivere.
La scuola si deve occupare di persone e una persona è una intelligenza e una affettività che devono porsi dentro la società per dare un contributo positivo e nel contempo trarne dei vantaggi.
La solitudine è una pace inaccettabile.
La storia cambia per l’azione più che per i pensieri: i pensieri debbono tradursi in comportamento.
Le madri o i padri terrorizzati dai pericoli che corrono i figli manifestano prima di tutto problemi di insicurezza, personale o di ruolo.
Le persone che stanno con voi in casa hanno bisogno di attenzione, non datela mai per scontata, vanno seguite, ascoltate: questo è rispetto umano.
Lo sforzo della società è di omologare, di rendere simili in modo che il comportamento di un componente sia identico a quello degli altri; ciò permette di prevedere che nella stessa situazione tutti agiranno conformemente.
Nel vocabolario dello stupido manca il termine perché. Egli non percepisce il dubbio, non ha un senso critico, non mostra interesse per i temi della società, semmai li strumentalizza a favore dei propri.
Nella famiglia, in cui sono spariti i dissidi quotidiani, si presentano drammi fatti di comportamenti estremi.
Nelle variazioni che intervengono nell’arco della vita esiste una sorta di accordo tra desideri e possibilità di realizzarli, una sintonia che riduce le frustrazioni.
Ogni uomo nasce buono: a renderlo cattivo ci pensano poi l’esperienza e l’educazione.
Per gli abitanti del manicomio è il "fuori" ad essere anomalo.
Se noi consideriamo la casa come il luogo dove possiamo sciogliere tutti i freni inibitori, allora oltre che perdere la decenza, l’eleganza e il controllo del linguaggio che giunge al vituperio e all’offesa, si cancellano i limiti su cui ogni vita sociale si fonda.
Se si allontanano i corpi, si dividono le menti e i sentimenti diventano di cartone.
Se si diventa genitore mettendo al mondo un figlio, per diventare padre e madre occorre dedicare tutta la propria vita.
Sono noti gli avvocati della lacrima: possono piangere durante l'arringa, se adeguatamente pagati. Arrivano a stracciarsi le vesti in aula e subito fuori raccontano una storiella alla parte avversa. Teatro miserissimo.
Spendere senza limiti è un segno di carenza affettiva, è il tentativo di compensare la propria insicurezza mostrando un potere che non è personale, ma legato al mezzo che si impugna.
Una scuola che costringa un adolescente a ricevere giudizi negativi, confronti frustranti con i coetanei e bocciature, è un sistema raffinato di tortura. E va contro non solo ai principi di libertà, ma a tutte le odierne concezioni psicologiche e sociali in tema di educazione.
È bellissimo educare, significa tirare fuori e non imporre, come spesso si crede.
È con la percezione del bello che la dimensione esistenziale diventa veramente individuale.
È meglio parlare che stare muti. Nel mutismo prendono il sopravvento rancori e odi.
È una disgrazia per un bambino o per un adolescente sapere di essere ricco e poter soddisfare ogni desiderio dipendente dal denaro. In questi casi diventa impossibile misurare le proprie forze e le proprie capacità. Tutto si riduce al chiedere, immediatamente seguito dall'avere.